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Quale Liguria per le nuove generazioni?

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Interessante il dibattito che si è tenuto giovedì alla Festa de l’Unità di Bordighera, invitati dal segretario di Circolo Niccolò Grassano, e che mi ha visto intervenire assieme a Giovanni Lunardon, al Segretario della Federazione di Imperia Pietro Mannoni e a Guglielmo Caversazio, responsabile Regionali 2020 per i Giovani Democratici.

Molti i temi trattati, soprattutto per quanto riguarda il giudizio degli ultimi 5 anni di amministrazione Toti.

La nostra è la regione più vecchia del paese più vecchio del continente più vecchio del mondo. In questo non c’è naturalmente un giudizio di valore positivo o negativo, ma è un dato di fatto. La Liguria sta attraversando una transizione demografica che anticipa di 15-20 anni quello che sarà lo scenario demografico italiano, e probabilmente europeo, del futuro. Se questo naturalmente porta con sé grandi opportunità, come per esempio nella creazione di professionalità ed eccellenze nel campo dell’assistenza e dei servizi per la terza età, dall’altra parte ci obbliga a interrogarci sulle opportunità di sviluppo che vogliamo creare. Una regione che invecchia significa meno investimenti, meno capacità di impresa, meno innovazione tecnologica, complessivamente un tessuto economico e sociale meno dinamico.

Se ci limitassimo dunque alla questione della denatalità e del progressivo invecchiamento medio della popolazione ligure, avremmo comunque grandi interrogativi davanti a noi (per citare un dato allarmante, in Liguria ogni anno nascono poco più di 9000 bambini a fronte di quasi 24000 decessi).

Tuttavia, purtroppo, questo non è l’unico tema che ci troviamo a dover affrontare. Negli ultimi 15 anni, le dinamiche demografiche sono state compensate da un saldo migratorio positivo, che ha leggermente controbilanciato la decrescita demografica. Se però andiamo a scorporare questo dato, ci accorgiamo che ad arrivare in Liguria sono stati in parte famiglie provenienti dall’estero ma soprattutto persone anziane che da altre regioni decidono di venire a trascorrere qui l’ultima parte della loro vita, per la qualità della vita che in liguria è sicuramente superiore ai grandi centri urbani della pianura padana. Mentre coloro che hanno abbandonato la nostra regione sono in gran quantità giovani uomini e giovani donne, formati e qualificati qui, ma che decidono di andare a vivere in altre regioni o spesso addirittura in altri paesi. Questo, che già di per sé rappresenta un problema per il nostro tessuto economico e sociale, non fa altro che acuire il problema della denatalità, diminuendo sensibilmente il numero di persone in età fertile che possano frenare la decrescita demografica e l’invecchiamento medio della popolazione.

In questi anni di malgoverno della regione da parte della destra abbiamo assistito ad un insieme vergognoso di non-politiche: sulla sanità, sulla scuola, sui trasporti, sulla formazione professionale, sulla gestione del territorio. Nessuna menzione, in 5 anni, è stata fatta sui temi citati sopra. Nessuna elaborazione dei problemi, nessuna ricerca di possibili soluzioni. Questa non è stata l’amministrazione del cambiamento, come Toti vuole far credere, questa è stata l’amministrazione delle passerelle e dei tagli dei nastri.

Ma soprattutto utili le considerazioni in merito allo stato della Liguria che sono emerse nell’incontro e alle priorità, viste dalle nuove generazioni.

Sono almeno tre temi sollevati dai Giovani Democratici, e che debbano fungere da base per la discussione che ci aspetta nei prossimi mesi:

● La casa: la situazione delle case per i giovani è allarmante, nella maggior parte della regione gli affitti sono spropositatamente elevati rispetto al salario medio di un giovane, e la crisi del principale istituto di credito del territorio, così come la crisi generalizzata del settore bancario e creditizio in Italia, rendono impossibile per una giovane coppia trovare casa e mettere su famiglia. Questo deve essere quindi un tema centrale di qualsiasi ragionamento sul futuro. Partendo da una mappatura degli alloggi sfitti, si può pensare di studiare politiche di incentivazione agli affitti di lunga durata alle giovani coppie e, volendo, anche di forme di garanzia pubblica per gli affitti (proposta che peraltro il PD ha presentato alle scorse elezioni nazionali).

● I Trasporti: questa rimane una delle pochissime regioni dove uno studente a bassissimo reddito paga per gli abbonamenti ai trasporti pubblici quanto paga un dirigente d’azienda, senza nessuna convenzione e senza nessuno sconto. Una situazione vergognosa a cui noi dobbiamo puntare a mettere mano con forza.

● L’ambiente: la nostra regione presenta diversi profili di criticità per quanto riguarda il rischio idro-geologico e la tenuta ambientale. Buona parte della nostra economia si basa sul turismo ed è legittimo aspettarsi che su di esso si baserà sempre di più in futuro: non possiamo permettere che il cemento e la plastica deturpino le nostre colline e le nostre spiagge. Un’azione decisa sul tema del minimo consumo di suolo è quindi non solo auspicabile, ma fondamentale per preservare la ricchezza della nostra terra e le opportunità di sviluppo per la nostra economia.

Le scelte che la regione prenderà nei prossimi anni saranno fondamentali per decidere qual è la nostra idea di Liguria: possiamo limitarci ad osservare inermi il declino che stiamo vivendo, oppure possiamo decidere di imporre un cambiamento vero, fatto di proposte e di temi concreti, per provare ad invertire la tendenza.

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