Chi governa deve dare il buon esempio. Lo insegnava nel IV secolo avanti Cristo Isocrate, filosofo, maestro di retorica e straordinario educatore. Nella sua scuola si formò quella classe dirigente che fu poi protagonista e testimonial della grande stagione della democrazia ateniese che resta ancor oggi faro indiscusso di civiltà.
Faro che evidentemente in consiglio regionale ha smesso di funzionare, purtroppo già da un po’. Avevo presentato un ordine del giorno sull’hate speech, chiedendo che la giunta condannasse, senza minimizzare, ogni atteggiamento degli episodi di violenza verbale e lesive della dignità delle persone, partendo anche dalla sentenza di condanna del tribunale di Savona a carico del sindaco di Pontinvrea per diffamazione ai danni di Laura Boldrini.
Si partiva da un dato di fatto, da una condanna di un esponente delle istituzioni nei confronti di una figura istituzionale, per affrontare il tema delle azioni sulla violenza on line, sull’uso responsabile dei social network e sul contrasto all’hate speech, a partire dal ruolo centrale che possono svolgere le istituzioni. Soprattutto perché il fenomeno colpisce non solo chi è un soggetto pubblico, ma soggetti e categorie che vengono investiti da discorsi d’odio ma non hanno strumenti e modalità neppure per difendersi da tutto questo.
Mentre chiedevo al consiglio tutto di diventare un esempio per chi ci guarda e per chi ci vota c’è chi ha preferito, tutta la maggioranza compatta, cavalcare l’onda del benaltrismo. Come se principale problema fosse rappresentato dal fatto che il caso citato fosse di un partito – la Lega – e quindi non si poteva esprimere una posizione netta, anche di fronte ad una condanna giudiziaria. Potevano dare il buon esempio, han preferito difendere l’indifendibile, per ragioni di partito.