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Riorganizzazione ospedaliera dell’Asl 4. Per Sestri Levante oltre il danno anche la beffa

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Le dichiarazioni del Direttore generale dell’ASL4 sulla riorganizzazione della rete ospedaliera destano stupore per il disegno e le tempistiche descritte.
Si conferma che i reparti da Sestri Levante vengono portati via subito, con destinazione Lavagna e Rapallo. Ma si scopre invece che per riempire Sestri serviranno “tempi lunghissimi”, perché si è vincolati al codice degli appalti, come spiega la DG dell’ASL 4.
Per cui per i prossimi mesi – o forse di più – l’ospedale resterà ancora più vuoto di prima. Complimenti per il risultato.
Quando per anni abbiamo chiesto di avere notizie certe su tempi, modalità, finanziamenti e cronoprogrammi della riorganizzazione complessiva dell’ASL 4, volevamo che si evitasse la politica dei “due tempi”, per cui si sapeva cosa si spostava e non cosa arrivava, in particolare per l’ospedale di Sestri, maggiormente interessato da questa riorganizzazione, la cui debolezza è evidente dai fatti di queste ore.
Una evidenza resa ancora più marcata dal fatto che il Polo Ospedaliero di Sestri, da alcuni anni, aveva già due piani inutilizzati su sei, senza alcun progetto chiaro di riorganizzazione.
Ci è sempre stato risposto – mai in confronti istituzionali sul territorio, sempre negati – che era “tutto scritto nel Piano Socio Sanitario Regionale dal 2017” e che quindi si stava lavorando al Piano.
I primi dettagli erano stati anticipati nell’unico appuntamento pubblico sulla riorganizzazione in cui Regione e Asl hanno partecipato: un convegno della Lega, collocato, immagino non casualmente, dopo le elezioni amministrative di Sestri Levante dello scorso anno.
Al netto però delle valutazioni sulle scelte fatte, che, da tempo, com’è noto, non ci vedono d’accordo – a eccezione dell’accentramento di funzioni sul DEA di Lavagna – c’è pero una domanda da fare a chi ha la responsabilità di governo della sanità.
Se da due anni Asl, Regione Liguria e Alisa lavoravano all’attuazione del Piano, non lo sapevano che ci sono dei tempi per le procedure e gli investimenti sulle strutture? Non è il loro lavoro organizzare la rete ospedaliera in maniera efficace, senza “buchi”?
Oppure in caso lo sapessero, perché non hanno fatto partire le procedure in tempo per evitare che venisse svuotato ulteriormente l’ospedale per chissà quanto tempo?
È stata una scelta politica o figlia di una mancanza di programmazione e gestione dell’organizzazione sanitaria?
In entrambi i casi a farne le spese è il territorio.

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Luca Garibaldi

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