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Riders e lavoratori digitali: una legge regionale riconoscere diritti e tutele.

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La legge ha come oggetto le tutele e i diritti dei cd. riders, i nuovi lavoratori digitali, coloro che adoperano un proprio mezzo di trasporto per effettuare consegne a domicilio. Fino a poche tempo fa queste persone venivano identificati come fattorini oggi, questo lavoro, ha assunto una grande importanza dal punto di vista politico e sociale.

La presenza dei riders, che sono il simbolo del precariato delle nuove generazioni, non è altro che la conseguenza di una crescente digitalizzazione dell’industria, e  di una rapida diffusione del lavoro svolto attraverso le piatteforme digitali, con modelli di lavoro basati sull’intermediazione tra le esigenze degli utenti e le disponibilità dei lavoratori occasionali, gestita appunto attraverso piattaforme e applicazioni.

L’ammodernamento del mercato del lavoro non ha portato però ad un auspicato avanzamento delle tutele del lavoratore: sono recenti i fatti di cronaca che riportano incidenti subiti con gravi conseguenze da chi effettua consegne a domicilio attraverso le applicazioni digitali. 

La categoria di questo nuovo lavoro è composta prevalentemente da giovani che cercano un modo per guadagnare qualche extra, ma purtroppo sono stati registrati un alto numero di lavoratori appartenenti ad una fascia d’età non più giovane o di persone che usano il lavoro da ciclo fattorino per arrotondare il guadagno a fine mese, evidenziando la drammaticità sociale della situazione.

Il mondo del lavoratore digitale e quindi della sua tutela andrebbe suddiviso in due parti: la prima per quanto riguarda la sfera contrattuale e la seconda per quanto riguarda le tutele dei diritti del lavoratore

Analizzando la categoria emergono infatti numerose questioni sulla non corretta qualificazione contrattuale del lavoratore, la cui sindacalizzazione risulta maggiormente difficoltosa vista la non concretezza fisica del luogo di lavoro. Nei mesi scorsi sono stati raggiunti degli accordi sindacali, ma solo limitati territorialmente, e solo per i lavoratori di alcune aziende e in altri casi si sono formate delle vere e proprie forme di auto organizzazione dei lavoratori al di fuori dei sindacati tradizionali, dando vista ad esperienza mutualistiche locali con l’intento di ricostruire un corpo collettivo volto a controbilanciare il peso della piattaforma. L’idea che il lavoratore digitale sia un lavoratore che possa lavorare quando vuole, quando si definisce disponibile e per quanto tempo vuole è un’idea lontana dalle effettive modalità di lavoro del rider, e del tutto fuorviante.

Per quanto riguarda la classificazione del lavoro svolto su una piattaforma digitale non mancano le sentenze europee ed internazionali. La giurisprudenza italiana invece si è espressa in merito soltanto due volte, la prima con una sentenza del tribunale di Torino e la seconda con una sentenza del tribunale di Milano. Ad oggi la legislazione nazionale è intervenuta nell’autunno 2019 prevedendo l’adozione di alcune prime misure di inquadramento normativo e di tutele minime del lavoratore digitale, contenute nel decreto-legge 3 settembre 2019, n. 101 è stato convertito in legge 2 novembre 2019, n. 128, ma l’inquadramento normativo è ancora di là da essere pienamente raggiunto.

Per quanto riguarda la mancanza di tutele del lavoratore digitale ci troviamo di fronte a una difficile situazione che urgentemente si deve cercare di risolvere: il rider non ha tutele durante l’orario di servizio, la piattaforma digitale non compre con un’assicurazione il suo lavoratore digitale, e ogni mezzo utilizzato per le consegne è a spese del rider, così come non ci sono corsi di formazione su sicurezza e salute che il rider deve seguire. Non contando la scarsità di sicurezza sociale a cui si va incontro, essendo la piattaforma digitale completamente assente di qualsivoglia controllo di chi lavoro come lavoratore digitale, non portando, tra l’altro, ad una certezza del rispetto delle quote di assunzione 

I lavoratori digitali tutti, quindi, subiscono una grave scarsità di tutele di cui ogni lavoratore ha diritto. È anche questo che la legge regionale in merito si impegna ad affrontare: promozione della salute, della tutela e della sicurezza del lavoro. La regione in primis dovrebbe aumentare il contrasto al lavoro non sicuro migliorando la trasparenza del mercato combattendo ogni forma di diseguaglianza e di sfruttamento. Il lavoro del riders, come apprendiamo troppo spesso, nei fatti di cronaca non è un lavoro sicuro. Gli strumenti di sicurezza non sono forniti al lavoratore dalla piattaforma digitale, come non è fornita un’assicurazione, portando quindi il lavoratore digitale a dover, nel caso, affrontare quella spesa e decidendo così di non affrontarla. 

In alcune città italiane la questione dei riders è giù stata affrontata: “la Carta dei Diritti Fondamentali de Lavoratori Digitali nel contesto urbano” è stata siglata a Bologna, “la carta dei Valori del Food Delivery” a Milano e la Regione Lazio ha approvato una legge regionale riguardo la gig economy.

Inoltre, Con una Carta dei Diritti del Lavoratore, sulla scia di quanto già portato a termine da altre regioni italiane, si avrebbe quindi un maggior monitoraggio dei lavoratori digitali, delle piatteforme digitali con un programma annuale di interventi concernenti l’informazione sui diritti dei lavoratori e la loro formazione in materia di salute, di sicurezza, di previdenza e di assistenza.

A livello nazionale una prima forma di tutela e di riconoscimento dei diritti dei ridere è contenuta nel già citato decreto-legge 3 settembre 2019, n. 101 convertito in legge 2 novembre 2019, n. 128 ,in un emendamento al decreto “Salva Imprese”: ai ciclo fattorini che lavorano in maniera continuativa per le piattaforme digitali sono state riconosciute le tutela del lavoro subordinato, mentre a coloro che lavorano in maniera occasionale sarà assicurato un pacchetto minimo di diritti inderogabili quali il divieto di cottimo alla paga minima oraria, il diritto alla salute e il diritto alla sicurezza, oltre che la tutela previdenziale. 

Pertanto il disegno di legge vuole essere uno strumento di accompagnamento e di integrazione delle discipline nazionali, nella logica di un rafforzamento di una categoria di lavoratori, che, anche le ultime vicende, hanno riconosciuto svolgere una funzione essenziale.

L’emergenza Coronavirus che stiamo vivendo adesso, sanitaria, nazionale e mondiale, non fa altro che sottolineare l’importanza e l’urgenza di fornire maggiori tutele ai lavoratori digitali. Nel continente asiatico, nei mesi di gennaio e febbraio le richieste di consegne di cibo a domicilio hanno visto un incremento a due cifre e una delle conseguenze che decreti governativi hanno generato in Italia sono state le stesse: i lavoratori delle piattaforme digitali stanno rischiando la loro salute e quella degli altri nello stesso momento in cui altri cittadini che stanno vivendo in regime di quarantena per la loro salite e per quella degli altri.

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