Dal prato di Pontida la scorsa settimana, Matteo Salvini ha annunciato di voler convocare un referendum per cambiare la legge elettorale nazionale, in senso totalmente maggioritario. Per essere più chiari, di cancellare con un tratto di penna la parte proporzionale dell’attuale legge elettorale e creare un meccanismo per cui chi ha un voto in più degli altri ha pieni poteri.
E’ abbastanza evidente che si tratta di un tentativo di destabilizzare ulteriormente gli equilibri democratici, utilizzando strumentalmente la richiesta del referendum – magari da accorpare alle elezioni regionali – per poter fare una nuova corsa al “popolo che deve decidere” e a creare le condizioni per poter competere con una legge elettorale più favorevole a Salvini. Un primo passo verso l’elezione diretta del Presidente della Repubblica, come da lui stesso dichiarato, nei fatti con l’obiettivo di cambiare radicalmente le forma dello stato e del governo.
Visto che la Lega è in minoranza nel Parlamento Italiano e che la raccolta firme per indire un referendum impegnerebbe molto tempo, Salvini ha ordinato ai “suoi” presidenti di Regioni di convocare in fretta e furia i propri Consigli Regionali per poter attivare la richiesta di referendum costituzionale sulla legge elettorale regionale. La richiesta deve essere fatta entro il 30 settembre. Un blitz istituzionale in piena regola.
Toti, nella perenne ricerca di ingraziarsi Salvini e ottenere uno strapuntino di consenso e ruolo a fianco di quest’ultimo, ha subito detto di sì e il Consiglio Regionale questa settimana è stato convocato in maniera “straordinaria” forzando tutte le procedure istituzionali per poter votare questa deliberazione. Una forzatura senza precedenti su cui daremo battaglia