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Ospedali: tra piani vuoti e mancanza di un piano.

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Dopo oltre 4 anni dall’arrivo della Giunta Toti, i tempi sono ormai maturi per fare un primo bilancio delle scelte politiche della destra al Governo e dei risultati sul territorio in materia di rete ospedaliera. E i risultati sono quelli che purtroppo vediamo tutti.

Una rapida panoramica sulla rete ospedaliera della nostra Regione e in particolare dell’ASL 4: nel 2017 viene approvato il Piano Socio Sanitario Regionale, con la privatizzazione di 3 ospedali nel ponente ligure. Privatizzazione che, per due di questi poli, è ferma per ragioni amministrative, con un bando di gara annullato per irregolarità. Risultato, a settembre 2019, che i servizi alle persone in quelle aree sono meno di quelli di 4 anni fa. A Spezia la realizzazione del nuovo Ospedale del Felettino è ferma da 4 anni, senza che si sia individuata una soluzione alternativa per sbloccare gli investimenti.

Questo, se si guarda il complesso della rete ospedaliera ligure. Poi se si va più nel dettaglio, e si fa riferimento alla nostra ASL 4 Chiavarese, gli effetti disastrosi si evidenziano ancora di più. Da molti anni si denuncia una riforma della rete ospedaliera squilibrata, in una logica di contrapposizione tra territori.

Il principale Ospedale, quello di Lavagna, grazie alla precedente amministrazione regionale aveva visto la realizzazione di una nuova palazzina, dove veder trasferiti alcune attività per meglio riorganizzare gli spazi. Quando, nel 2017, sono andato a fare un sopralluogo nell’Ospedale, la palazzina era realizzata e ancora chiusa al pubblico, e solo a fine 2018 si è iniziato a spostare reparti. Tre anni di tempo persi, che hanno causato il rinvio della riorganizzazione del Pronto Soccorso di Lavagna, definita da anni e annunciata in pompa magna alcune settimane fa. Doveva essere realizzata da almeno 2 anni e invece non vedrà la luce prima del 2020. Un intero arco di una legislatura per portare a conclusione un progetto pensato prima del 2015.

Il grande scandalo della mancata riorganizzazione della rete ospedaliera della Giunta Toti/Viale è l’Ospedale di Sestri Levante. Nato come ospedale con valenza oncologica/medico/riabilitativa e territoriale, doveva essere potenziato nelle sue attività prevalenti. Invece metà dell’Ospedale è materialmente vuoto da anni, senza un piano serio di investimenti. Con l’aggiunta a metà dello scorso anno, del trasferimento di alcuni reparti verso Lavagna e verso Rapallo – la parte destinata all’attività chirurgica di bassa complessità. Smantellando brutalmente quindi quello che attualmente funzionava ed era integrato nelle sue funzionalità. Una scelta politica, aggravata poi dalle dichiarazioni successive sul futuro dell’Ospedale da parte della Giunta: si sostiene infatti che un potenziamento ci sarà (in teoria sulla parte di riabilitazione e sulle cosiddette cure intermedie), ma che ci vuole molto tempo per ragioni burocratiche a far partire gli investimenti e i lavori. Come se non fosse compito della politica e dell’ASL quello di programmare queste attività senza danneggiare gli utenti. Il punto reale, leggendo i dati del bilancio della sanità ligure, è che i fondi per gli investimenti promessi non sono garantiti a breve. E il danno è evidente, per un ospedale che negli anni è diventato un punto di riferimento per l’attività riabilitative, di lungodegenza e nell’oncologia e che ora è lasciato all’abbandono.

Come è evidente anche una mancanza di programmazione per l’altro polo ospedaliero, quello di Rapallo, che in teoria ha visto l’arrivo di alcune specialità dal polo di Sestri. La Giunta Regionale si è molto sforzata per spostare di 20 chilometri la sede dove si svolgono attività chirurgiche di bassa complessità all’interno della stessa ASL, ma non si è fatta una domanda fondamentale: l’Ospedale di Rapallo era nato con un’altra vocazione, quella di essere l’ospedale del Levante ligure che “attraeva” pazienti da altre realtà, liguri e non solo, specializzandosi in attività ortopediche, principalmente. Un polo dove – accanto alle attività territoriali e mediche – si creasse un centro di qualità e specializzato. Questo era il senso dell’investimento a livello regionale. La scelta, invece, è stato quello di “riempirlo” spostando personale e attività all’interno della stessa ASL, senza fare alcun salto sulla qualità dell’offerta sanitaria, e nei fatti, senza scommettere su un futuro serio per quel polo. Eppure le possibilità di dare una vocazione in più a quell’ospedale ci sarebbero: dall’oculistica, al rilancio dell’ortopedia. Ma non sono state colte.

Questo è il quadro di questi anni. Anni in cui si è stati nei fatti fermi, senza un dialogo con il territorio e con i Sindaci, o almeno non con tutti. E dove la rete ospedaliera del Tigullio è diventata sempre più periferica nelle scelte decisive della sanità e nell’offerta che viene data ai cittadini, che spesso cercano altrove.

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