La settimana scorsa di violenza in rete se n’era discusso in Consiglio Regionale, e si era purtroppo persa un’occasione per agire concretamente nella direzione di una presa di coscienza dei danni che può provocare l’odio in rete e l’hate speech.
A seguito di questa vicenda, ho letto che sarei stato querelato assieme ad altri consiglieri regionali, da un amministratore locale della Lega per aver chiesto al Consiglio Regionale di esprimere una condanna nei confronti dell’hate speech e del linguaggio violento e diffamatorio in rete. Questo personaggio, dopo aver coperto di vergogna le istituzioni tutte (si augurava che dei criminali scontassero i domiciliari a casa dell’ex Presidente della Camera Laura Boldrini perché “magari le mettono il sorriso”) e dopo essere stato condannato per quanto affermato, non ha ancora capito la gravità di quanto ha affermato o è ancora alla ricerca di qualche ulteriore riga sui giornali.
Mentre attendo formalmente la querela, che espongo nel frattempo come una medaglia, penso che non si debba fare un passo indietro: la violenza e il linguaggio d’odio va sempre condannato e contrastato, specie se proviene da chi, ricoprendo cariche pubbliche, dovrebbe dare l’esempio.