E’ passata una settimana dalla vittoria netta e bella di Stefano Bonaccini in Emilia Romagna. Una partita che Salvini ha tentato di trasformare in test nazionale, su dì sé, contro il governo nazionale e opponendosi ad un modello modello di buongoverno che continua a tenere assieme crescita e comunità.
Ci sono alcune considerazioni che sono utili per il futuro, e anche per noi, in Liguria.
La prima. La campagna elettorale di Bonaccini è stata ostinatamente orientata ai temi locali, dimostrando presenza e attenzione costante alle comunità, dalle più grandi alle più piccole. Guardare le persone all’altezza degli occhi, provando a risolvere i problemi, senza limitarsi solo a denunciarli, sporcandosi le mani. In Emilia ha funzionato, anche grazie ad una spinta alla mobilitazione che ha dimostrato che la Lega non è imbattibile.
La seconda. Nella competizione non c’è spazio per soluzioni “terze” o di testimonianza: o si sta da un lato o dall’altro. I risultati del Movimento Cinque Stelle stanno lì a dimostrarlo. Come dice Lenin, “Chi non sta da una parte o dall’altra della barricata, è la barricata.”
La terza. Le formule e i modelli però non sono trasferibili da una parte all’altra dell’Italia. Quello che ha funzionato in Emilia dà respiro al centrosinistra ma non crea automaticamente le condizioni perché funzioni da altre parti, come da noi. Quello che serve imparare da quel modello, e da esperienze simili che hanno funzionato anche da noi, è che alla sinistra si chiede di tessere reti, comunità, connettere le persone, in maniera ampia e diffusa, tenendo insieme protezione e innovazione e un’idea di futuro. Accanto a questo si chiede presenza, anche fisica, nei luoghi non illuminati dai riflettori, ad ascoltare, raccontare e provare a risolvere i problemi dei luoghi “che non contano” e che si sentono tagliati fuori. Anche perchè l’analisi territoriale della distribuzione del voto evidenzia una forte separazione nei comportamenti di voto tra i luoghi centrali e quelli marginali della Regione
La quarta. Tra i risultati più eclatanti c’è il grande consenso alla lista Emilia Romagna Coraggiosa e alla sua candidata di punta Elly Schlein, che ha collezionato oltre 22mila preferenze personali. Impostando una campagna su temi come quello della transizione ecologica, sulla casa, sul trasporto pubblico gratuito per le nuove generazione che dovrebbero essere patrimonio di ripartenza per il centrosinistra non solo a livello regionale.
La quinta. Evitiamo di fare il copia incolla soprattutto per applicare questo modello in realtà che nulla hanno a che fare con quel contesto. Sono molti di più i luoghi della crisi in Liguria, ma sono diversi i contesti, le reti di relazioni, l’impostazione comunitaria del modello emiliano. In Liguria sono però tanti i luoghi che non contano, dove è mancata in questi anni di Giunta Toti (che in Emilia ha preso lo 0,4 in coppia con Adinolfi). Per cui, la vittoria di Bonaccini ci dà la possibilità di invertire la rotta, ma sta a noi, in particolare al PD, lavorare per renderla possibile. Il voto al Pd e alle coalizioni che ha saputo aggregare sono però un voto da accogliere non solo come un voto di “consenso” ma soprattutto come un affidamento di responsabilità: ci si chiede di aprirci, cambiare, aggregare, costruire un’alternativa. E abbiamo la responsabilità di dare una risposta, in fretta, anche in Liguria. Senza richiamarci a fattori esterni o automatismi.
Come diceva Brecht nella poesia A chi esita: “Non aspettarti nessuna risposta / oltre la tua.” Ecco.