Durante l’estate il gruppo consiliare del Partito democratico aveva presentato una proposta di legge per modificare la legge elettorale. Obiettivi prioritari la cancellazione del listino e l’introduzione della doppia preferenza di genere. Altre forze politiche – Lega Nord, Movimento Cinque Stelle, Liguria Popolare – hanno presentato proposte simili. Per questo negli scorsi mesi si è costituito un gruppo di lavoro per provare a redigere un testo il più possibile condiviso. Partendo da quelli che erano – a parole – gli elementi su cui tutti si era d’accordo; premio di maggioranza che garantiva la governabilità, introduzione della doppia preferenza di genera, abolizione del listo. Per approvare una legge elettorale servono i due terzi del Consiglio Regionale, motivo per cui c’è bisogno di una maggioranza unita e del contributo delle minoranze.
Dopo mesi di incontri, ed il tentativo di arrivare ad un testo comune, nella giornata di mercoledì si è celebrato l’affossamento della legge elettorale da parte del centrodestra. Un centrodestra che si è dimostrato diviso e che è imploso nelle sue contraddizioni. La Lega nord si è tirata indietro, e il variegato mondo legato a Toti, Forza Italia e Cambiamo, si sono divise, con il presidente della Commissione che sosteneva una linea e altri che la contrastavano. Il risultato, è che, per i litigi della destra, la proposta di un testo condiviso non ha avuto la maggioranza qualificata. E che dopo mesi di lavoro, siamo di nuovo all’anno zero. Il presidente della Commissione si è dimesso, non avendo portato a buon fine il lavoro su un testo comune.
Come Partito Democratico noi pensiamo ci sia ancora tempo per la scrittura di una legge elettorale “minima” con l’accordo delle forze politiche che vogliono starci. Una modifica minima che contenta di abolire il listino, introdurre la doppia preferenza di genere, un premio di maggioranza che garantisca a chi vince di poter governare. Mancano pochi mesi, ma si può fare, se c’è la volontà.