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Diritti e Futuro

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Dopo la devastante stagione della destra serve uno scatto su legalità e trasparenza delle istituzioni, per ricucire il tessuto democratico della nostra comunità.

Vogliamo dare più potere alle comunità con una Legge regionale per favorire la partecipazione dei cittadini. Rimettiamo al centro il terzo settore e il mondo del volontariato, attraverso sostegni economici per fare rete con le istituzioni e i territori.

Serve una nuova Legge regionale antimafia e anticorruzione, per rafforzare le misure di legalità e trasparenza, a partire dagli appalti. La Liguria deve tornare ad essere terra di parità e di diritti, eliminando ogni forma di discriminazione e violenza.

Le persone sono sempre più lontane dalla politica.

La sfiducia e la disaffezione si percepiscono chiaramente anche in questi giorni, e tutto quello che è successo negli ultimi anni fino alla condanna e alle dimissioni di Toti ha aumentato questa distanza.

È ora di aprire gli spazi di discussione e decisione alla cittadinanza, con una Legge regionale per favorire la partecipazione dei cittadini alle attività della Giunta. Una manovra che non disperderda le energie delle associazioni, del terzo settore, del volontariato e di tutti i coloro che compongono il nostro tessuto sociale.

Dobbiamo puntare sull’inclusione, perché le decisioni devono essere prese assieme, attraverso modelli solidi di partecipazione, trasparenza e condivisione. Perché ogni voce deve contare.

In Liguria i fenomeni di discriminazione e violenza legati al genere e all’orientamento religioso sono in aumento.

Dall’opposizione avevamo presentato una proposta di Legge regionale per il contrasto alla discriminazione. Alla base c’era l’idea di rendere più strutturata una Legge introdotta nel 2009, che istituiva un Centro regionale territoriale di prevenzione e di contrasto alle discriminazioni.

Poteva essere un modo per rafforzare gli enti locali attraverso punti d’ascolto dedicati ai cittadini, per difendersi da violenze discriminatorie e per promuovere l’integrazione attraverso strumenti per superare le condizioni di svantaggio. Ma la destra non ci ha permesso di realizzare questa Legge.

Abbiamo sempre chiesto alla regione di farsi protagonista della lotta contro ogni forma di discriminazione. Purtroppo il rafforzamento delle reti attraverso punti di contatto, con la Regione alla cabina di regia nel coordinamento tra enti locali e associazioni, non è mai diventato realtà.

La Liguria deve tornare ad essere una una terra di diritti per tutti.

In Liguria ci sono oltre 100 beni sequestrati alla criminalità organizzata. A Genova, in centro storico, c’è la più grande confisca del Nord Italia.

In questa campagna elettorale, come negli ultimi 9 anni, la destra ligure non parla minimamente di mafia e lotta alla criminalità, fino alla negazione delle infiltrazioni in Liguria.

In questi anni ho visto la rinascita di molti luoghi liberati dalla mafia. Sono stato il promotore della Commissione Antimafia Regionale e dei fondi per il recupero dei beni confiscati alla criminalità.

Il primo punto da cui ripartire è la legalità e il contrasto in tutti i modi alla capacità di infiltrazione nell’economia locale e nel territorio.

Dall’opposizione siamo riusciti a far stanziare 500 mila euro all’anno per il recupero dei beni e per iniziare a recuperare la “confisca Canfatorra”, grazie ad un lavoro attento con le associazioni.

L’obiettivo è riaprire tutti gli spazi confiscati con un investimento ancora più forte sulla attività antimafia, di presidio e di legalità. Non solo repressione e controllo ma prevenzione e attivazione sociale.

Sulla presenza delle mafie in Liguria non ci si può voltare dall’altra parte.

Nelle carte dell’inchiesta che riguarda Toti c’è un’immagine che mi torna in mente ogni giorno. Siamo nell’ufficio del presidente delle Regione in piazza De Ferrari. Era il febbraio del 2022 e l’occasione è la campagna elettorale delle Comunali di Genova. L’argomento di discussione è la ricerca di voti per la lista Toti e Bucci.

Si discute della possibilità di cercare voti dai “Riesini”, nella comunità dove opera il clan mafioso dei Cammarata. Non è la prima volta che si pensa di fare ricorso a quel serbatoio di voti. Già alle ultime regionali erano stati contattati.

Qualcuno nella stanza si intimorisce – “quelli mi squartano” – mentre altri sono molto più tranquilli. In quella stanza c’erano l’allora governatore della Liguria, Toti, il suo capo di gabinetto, Cozzani, e la portavoce del presidente della Regione, Jessica Nicolini. I primi due si sono dimessi dall’incarico, la terza è ora una delle principali candidate della lista per Bucci Presidente della Regione.

Secondo le carte dell’inchiesta in quella stanza c’era anche il sindaco Bucci.

Decideranno i giudici cosa è penalmente rilevante o meno. Ma dal punto di vista politico si può dare un giudizio. Anzi, si deve.

Ho cercato a lungo una dichiarazione del Sindaco sul tema delle mafie in Liguria, sull’ipotesi di voto di scambio, sulle infiltrazioni criminali nella società e nell’economia ligure. Ho cercato un commento di Marco Bucci su quella riunione a cui ha partecipato nell’ufficio del Presidente della Regione, ma non l’ho trovata.

Ha ragione Andrea Orlando a dire che sul tema delle mafie a destra è calato il silenzio e che la legalità dovrebbe essere il cuore di ogni battaglia politica e istituzionale.

Non si può pensare di difendere la legalità se non si ha il coraggio di dire convintmente No alle mafie!

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Luca Garibaldi

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