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Anche gli artisti mangiano

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Martedì 5 maggio ho fatto una lunga chiacchierata con Maurizio Roi, già Sovrintendente del Teatro Carlo Felice di Genova. 

Abbiamo parlato di Cultura e di come si possa sostenerla concretamente, o di come dovrebbe essere sostenuta, nel periodo dell’emergenza sanitaria e di come dovrà essere rivista nell’era post COVID.

Qui vi lascio alcuni spunti che sono usciti da quell’ora di diretta sulla mia pagina Facebook:

La pandemia della globalizzazione e la pandemia economica

Il termine “il cigno nero” è utilizzato per definire una situazione di imprevisto non calcolato. Il Coronavirus però non può essere relegato ad un imprevisto o a qualcosa che non ci si aspettasse, perché negli ultimi anni le pandemie hanno accorciato drasticamente la cadenza in cui si presentano. 

La ricerca del nemico in questo caso è troppo semplicistica e quindi non risolve il problema, perché in realtà il Corona Virus, e le sue conseguenze, nascono da un mondo guasto che ci sta facendo vivere la pandemia della globalizzazione. 

Dobbiamo quindi uscire dall’emergenza ma trovare delle soluzioni di lungo termine, le due necessità non possono viaggiare su due binari diversi.

Bisogna convivere con il virus, convivere con il male e allo stesso tempo evitare che la seconda pandemia, quella economica, ci travolga e che si faccia strada su una situazione economica già non florida, in un Paese che non era ancora riuscito ad uscire completamente dalla crisi economica dal 2008.

A che punto siamo con la cultura

Dietro al mondo della cultura non ci sono esclusivamente gli artisti di prima linea, quando si parla di cultura nell’era COVID dobbiamo pensare invece a tutti quei lavoratori che stanno dietro al palco, dietro alla telecamera e dietro la logistica di un evento o di un museo.  

Ci sono quindi tutte quelle famiglie che nelle misure del governo sono state dimenticate. Dietro lo spettacolo teatrale ci sono statuti di lavoro molto particolari e complicati e spesso poco riconosciuti, quindi in questa fase rischiano di essere dimenticate le imprese culturali minori, tra associazioni ed imprese che svolgono una funziona creativa che quindi mancano di un giusto sostegno. 

Bisogna riconoscere il lavoro intermittente, con vere e proprie tutele quindi, con le protezioni e con le sue specificità. Un testo unico quindi che metta insieme tutte le criticità perché non servono “tapulli”, servono ora delle soluzioni per il futuro. Questa è solo l’ennesima dimostrazione di un problema che ha radici antiche nel nostro Paese e che con l’emergenza sanitaria non ha fatto altro che palesarsi in maniera più brutale.

L’elitarietà della crisi nella cultura e la scomparsa dei talenti

Non c’è il vero e proprio rischio della scomparsa dei Teatri o delle Arene perché i “grandi” troveranno un modo per sopravvivere, con diversi metodi di vita, con una programmazione più lunga, proprio per il grande quantitativo di persone che si muovo intorno ad un grande evento, ma riusciranno ad uscire dalla crisi, invece chi effettivamente avrà maggiori difficoltà a sopravvivere sono i piccoli talenti, che quindi a maggior ragione in questo periodo vanno supportati.  

Piccoli accorgimenti nelle piccole realtà

Attraverso aiuti economici o esenzioni di vario titolo si potrebbe dare un aiuto concreto ai piccoli proprio da parte delle istituzioni ai livelli più bassi. Il Comune che aiuta a ripartire, in maniera concreta, le piccole realtà. 

Lo streaming del Teatro

Siamo davanti ad un distanziamento fisico, ma non sociale. Il termine “distanziamento sociale” che stiamo sentendo ed utilizzando sempre di più, dobbiamo assolutamente farlo uscire dalla nostra quotidianità perché non possiamo avere paura della socialità e ne abbiamo avuto prova in questi mesi di emergenza sanitaria, dove comunque la socialità che si è declinata in solidarietà ha avuto la meglio sulla paura e sul distanziamento.

Quindi anche nella cultura e a maggior ragione nel Teatro, non si possono creare dei sostituti. Lo streaming può essere un buono strumento nell’emergenza, temporanea, non può diventare la normalità per sopperire a delle mancanze, perché il mondo delle nuove tecnologie entrerà inevitabilmente nel Teatro ma non potrà prendere il posto della fisicità.  

Dall’Art Bonus ad un New Deal per un nuovo Rinascimento 

L’azienda numero uno di Stato, la RAI,  ha il potere di mettere in campo la sua piattaforma per far sì che non ci si dimentichi del teatro e della cultura, in modo che tutti ne possano usufruire, perché non è stato ancora sfruttato a pieno questo suo potenziale?;

Abbiamo Art bonus che funzionano, quindi perché non espanderli ad ogni campo dell’arte e della cultura, in modo che anche le organizzazioni di spettacolo e artistiche con semplici regole di serietà e di rigore fiscale possano accedervi ed usufruirne?

La grande crisi economica, che aveva travolto gli Stati Uniti, aveva avuto come risposta il New Deal, un pacchetto di riforme economiche e sociali, perché non creare un simile pacchetto di riforme e creare quindi un New Deal della Cultura?

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