Alcuni giorni fa il Sindaco di Milano Beppe Sala, a Camogli, ha lanciato la provocazione del Comune unico del Tigullio. Ovviamente la prospettiva è abbastanza complicata, per tante ragioni, ma penso che si debba però guardare oltre alla provocazione in sé, e cercare di capire da cosa nasce, quali sono le domande e, più in generale, quali strade si intendano percorrere.
Il Tigullio è un’entità geografica, un comprensorio molto caratterizzato dal punto di vista economico, sociale, rispetto al resto dell’area metropolitana di Genova. Non è però ancora un soggetto politico istituzionale con proprie caratteristiche, in grado di dialogare, programmare politiche integrate e lavorare assieme. Penso alla viabilità, alle politiche di promozione ed economiche, alla mobilità integrata, ai servizi.
Un po’ di tempo fa, nel Piano Strategico della Città Metropolitana redatto da Valentina Ghio erano stati previsti degli “Ambiti ottimali”, dei territori omogenei che cominciavano a lavorare insieme per le politiche intercomunali, con strategie integrate. Il Tigullio avrebbe avuto grande vantaggio da questi ambiti, perchè consentivano di “aggregare” sulle cose da fare. Il Sindaco Bucci – e la Regione – non le ha mai volute far partire. Per tante ragioni, ma penso che la prima sia il fatto che non si sia voluto cedere autonomia decisionale a dei territori.
Eppure lo strumento ci sarebbe e sarebbe utile portarlo avanti. Perchè non rispondere a questa provocazione con un salto di qualità, proponendo una sorta di Stati Generali del Tigullio, di coordinamento permanente dei Sindaci con l’obiettivo di un Piano Strategico su questo comprensorio? Trasporti, ambiente, economia circolare, sviluppo delle aree interne, servizi sociali. Sarebbe un modo di rendere strutturale forme di collaborazione istituzionale e consentirebbe di richiedere con più forza autonomia e potere decisionale sui territorio, sia alla Città Metropolitana che alla Regione. Dimostrando che si riesce – pur essendo piccoli – a ragionare in grande e non ognuno per sé.