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Lavoro e Sviluppo

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La Liguria ha un tessuto del lavoro fragile, i salari più bassi del nord Italia e poca crescita. 

Torniamo a puntare sul lavoro, con una reindustrializzazione verde che attragga investimenti sostenibili e occupazione di qualità. Prevediamo un salario minimo regionale per gli appalti, e l’aumento a 800 euro della retribuzione minima per i tirocini. Attiveremo investimenti specifici sulla formazione, sulla prevenzione e sulla sicurezza, sull’innovazione tecnologica e sulla promozione territoriale attraverso una nuova legge per il turismo e il commercio. Puntiamo alla creazione nel Tigullio di un distretto naturale del turismo sostenibile, unendo le vocazioni della costa e dell’entroterra.

Vediamo queste proposte più nel dettaglio.

 

Nel momento in cui in tutto il mondo si sta discutendo di riportare pezzi di industria nei propri territori, attraverso il sistema del reshoring, a causa della guerra e della crisi, in Liguria si decide ancora di non puntare sull’industria.

Abbiamo 7 crisi industriali aperte, siamo la regione con più crisi industriali nel nord Italia non gestite in questi anni, abbiamo aree non utilizzate, che potrebbero diventare aree di atterraggio per imprese che vogliono ritornare a investire sul territorio puntando anche sulla sostenibilità ambientale.

Rendere la Liguria una regione, non solo con un passato industriale, ma con un futuro industriale verde è possibile: altri paesi lo stanno facendo, altre regioni si stanno candidando a riportare la produzione e lavoro di qualità sui territori, ma la Liguria no.

Un piano industriale per la Liguria è la priorità perchè si possano insediare aziende innovative, sostenibili nei settori centrali per l’economia, per fare una nuova rivoluzione verde del lavoro, che è la condizione essenziale per avere occupazione, manifattura di qualità.

Servono misure dedicate per garantire la qualità del lavoro, la sicurezza e per consolidare il tessuto produttivo di questa regione, che ha delle punte di eccellenza nell’energia, nella navalmeccanica, nella nautica e non solo e che potrà attrarre anche grazie alla presenza dell’IIT e dell’Università nuovi filori di crescita.

 

Una delle questioni più importanti non è solamente l’occupazione, ma la qualità dell’occupazione e i salari. Nel nostro paese negli ultimi 30 anni i salari sono diminuiti del 20% rispetto al resto dell’Europa. Dietro ai grandi settori dell’economia ci sono i lavoratori che ricevono salari da fame. Vediamo l’abuso ricorrente delle contrazioni dei costi, soprattutto per quanto riguarda gli appalti o settori come la logistica.

È inaccettabile che la Regione favorisca la crescita di lavoro povero. Per questo una delle proposte più importanti è quella di introdurre un Salario minimo regionale sotto il quale la pubblica amministrazione non potrà bandire alcun tipo di gara e di appalto. Il primo soggetto che deve garantire la qualità del lavoro è l’amministrazione pubblica.

Vogliamo introdurre in tutti i settori una clausola sotto la quale il salario non può essere definito tale, in attesa che che venda pensata una riforma del salario minimo nazionale. La Liguria deve alzare l’asticella sulla dignità e sulla qualità del lavoro.

 

Quanto guadagna oggi un tirocinante in Liguria? 500 Euro al mese. E se lavora d’estate, zero.

Come si può pensare che una indennità del genere sia dignitosa? Se l’obiettivo del tirocinio è aiutare i giovani a fare i primi passi per formarsi e per costruirsi autonomia, non può essere questo il modo giusto.

In questi anni di opposizione abbiamo portato avanti molte battaglie su questo tema, ad esempio sulla vergogna dei tirocini estivi gratuiti a cui la Giunta ha rimediato dopo oltre 6 anni di denunce, senza aggiungere un euro in più.

I tirocini devono essere retribuiti dignitosamente. È inaccettabile che il compenso sia fissato sotto la soglia di povertà assoluta. Sappiamo che sotto il quale non è possibile vivere, ma dall’altra parte le istituzioni danno un compenso sotto il quale non è possibile vivere. Ci troviamo di fronte a un paradosso.

E non basta: i tirocini non possono essere utilizzati come forme spurie di lavoro dipendente, sfruttando, per poche centinaia di euro, una generazione, che nella nostra regione troppo spesso è costretta a passare da uno stage ad un altro, da un tirocinio ad un altro, senza la possibilità di costruire un vero percorso di autonomia lavorativa e di futuro.

Per questo, accanto ai tirocini dignitosi, introdurremo un salario minimo regionale e attiveremo l’eredità d’autonomia, un fondo per garantire risorse economiche minime per il proprio progetto di vita – che non può essere condizionato dal luogo dove si nasce o dalla famiglia d’origine.

 

Bucci e Toti hanno sempre parlato molto di turismo e di commercio, ma hanno investito poco. Sul tema del commercio e del turismo si deve fare un salto di qualità.

Per quanto riguarda il turismo, i numeri delle presenze e degli arrivi non sono indicativi della qualità dell’offerta turistica. Non contano solo le risorse destinate alla promozione degli eventi, che sono tantissime e spese male, ma anche il confronto con gli operatori turistici.

Servono investimenti per un Piano per il turismo. Nella regione in cui ci si vanta di avere grandi numeri nel turismo, il Piano strategico che dovrebbe definire le azioni è fermo al 2017. Negli anni le giunte Toti non hanno discusso con gli operatori su come innovare il modello del turismo. Noi vogliamo proporre una nuova Legge per il turismo che tenga insieme alcuni aspetti di sostenibilità e di gestione dei flussi turistici, per evitare che si crei un conflitto tra chi vive in un territorio e chi viene a viverlo.

Costruiamo una rete di servizi che siano in grado di rendere la nostra regione fruibile, a partire dall’infrastruttura e dal grande malato di questa regione, l’aeroporto, che negli ultimi anni ha perso quote di mercato.

Per quanto riguarda il tema del commercio dobbiamo favorire i centri commerciali naturali, quelli che tramandano le tipicità e le caratteristiche storiche della Liguria. Vanno considerati prioritari rispetto alla nascita dei nuovi centri commerciali e dei nuovi supermercati.

Le scelte della Giunta in questi anni hanno favorito la nascita di grandi centri commerciali che hanno depauperato il commercio di prossimità. Su questo servono misure nuove, incentivi diversi e una moratoria per la costruzione di nuovi ipermercati e supermercati. Perché Genova è la città con più supermercati d’Italia in rapporto alla popolazione e perché il commercio è saturo e questo sta ammazzando il piccolo commercio!

 

La sicurezza sul lavoro richiede interventi strutturali. Primo, il divieto di subappalti va applicato con maggiore forza, per garantire condizioni sicure lungo tutta la catena produttiva. Il subappalto, infatti, spesso diluisce le responsabilità, compromettendo gli standard di sicurezza. In secondo luogo, bisogna rafforzare gli organici delle Asl deputati ai controlli, per renderli più efficaci e capillari. Un altro elemento cruciale è la formazione dei lavoratori: deve essere potenziata e incentivata, con particolare attenzione all’accessibilità e alla diversità linguistica, poiché non sempre viene trattata con la dovuta logica.
Va poi creata una banca dati comune sulla sicurezza sul lavoro, per monitorare e prevenire rischi in tempo reale. Inoltre, è necessario stipulare patti sulla sicurezza in tutti i settori a rischio, a partire dall’edilizia, includendo misure come la cassa integrazione per il caldo durante le condizioni lavorative estreme.

Gli investimenti per migliorare la sicurezza e la qualità degli ambienti lavorativi devono riguardare anche i luoghi di cura, dove stress e burnout sono particolarmente elevati. La sanità, la scuola e i servizi di cura sono settori in cui il benessere lavorativo va tutelato con urgenza, data la pressione causata dagli ultimi anni di pandemia e dalla cronica carenza di personale. La sicurezza degli operatori sanitari negli ospedali, in particolare, deve essere garantita attraverso presidi di controllo non militarizzati e una normativa che prevenga burnout e stress.

Un altro ambito critico è quello dei nuovi lavori legati all’economia digitale, come i rider, che richiedono nuove misure di tutela. Anche la logistica, settore chiave in alcune regioni, necessita di un rafforzamento delle misure di sicurezza, vista l’intensità lavorativa e la frammentazione del settore. I lavoratori della logistica, che rispondono spesso alle dinamiche dell’economia digitale, come gli ordini di Amazon o altre catene di distribuzione, devono essere protetti con protocolli di intesa specifici e con una rappresentanza adeguata, attualmente carente.

Per la destra va bene che il mercato faccia cose, indipendentemente se giuste o sbagliate, l’importante è che si produca reddito, che però va sempre nelle tasche di pochi e non viene garantito in maniera equa a tutti.

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Luca Garibaldi

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