ALISA HA FALLITO
La sanità pubblica in Liguria ha problemi giganteschi, principalmente legati al fatto che la giunta uscente abbia cercato per nove anni di smantellarla. Un esempio: un mostro enorme, un carrozzone burocratico inutile che è una delle cause profonde di questa crisi. Si chiama Alisa (Azienda ligure sanitaria). Creata nel 2017, ha complicato la vita a tutti. Dai medici, alle ASL e ai territori. Il risultato è che ad oggi ci troviamo con un buco di bilancio nei conti della sanità di 230 milioni di euro, meno personale assunto rispetto alla media del nord-ovest e la peggiore sanità del nord. Fuggono i pazienti e i professionisti, gli unici che ci guadagnano sono gli operatori privati.
Noi abbiamo una idea chiara di questo tema: Alisa va smantellata e le professionalità vanno impiegate per rafforzare le Asl. Serve una nuova pianificazione della sanità regionale.
Quella che ha messo in campo Toti ha fallito, bisogna ripartire da zero. Noi lo diciamo da quando è nata Alisa, negli ultimi giorni persino un pezzo di centro-destra si è affrettato a dire che forse hanno sbagliato, nonostante l’abbiano mantenuta per nove anni.
RAFFORZIAMO LE ASL E LE CASE DI COMUNITÀ
La sanità ha bisogno non solo di ospedali, ma di punti di accesso al territorio. Le Case di Comunità erano in questo senso un’idea intelligente, per far sì che i pazienti trovassero dentro un unico posto un medico di famiglia, infermieri e specialisti come lo psicologo territoriale e gli assistenti sociali. Un’alternativa all’andare in ospedale di fronte a una domanda di salute e di presa in carico.
Il Pnrr ha previsto un grande investimento da questo punto di vista, anche se nella nostra regione c’è il rischio che le 32 Case di Comunità esistenti vengano tagliate dal governo Meloni. Su questo il silenzio della regione è imbarazzante, ma oltre al dato nazionale c’è un dato ligure: le Case di Comunità non sono state costruite e definite con il territorio, ma sono state imposte dalla regione, definendo unilateralmente quali fossero i locali dove metterle. In alcune zone come nel Tigullio sono state fatte a fianco, se non dentro agli ospedali, vanificandone la funzione, mentre non sono state aperte in altre zone dell’entroterra dove potevano avere una funzione chiave. Un esempio, l’ospedaletto di Cicagna.
LA SANITÀ CHE VOGLIAMO È PUBBLICA E GRATUITA
Oltre a questo tema e ai ritardi nella realizzazione delle Case di Comunità c’è un secondo punto: nessuno sta pensando cosa metterci dentro e con che personale farle funzionare. In una regione in cui i concorsi sono fatti in ritardo e male, in cui non si rafforza il personale, la destra ha costruito delle scatole vuote, ipotizzando nel piano sociosanitario appena approvato di darle in gestione ai privati. Quello che ci distingue dalla destra è che noi non vogliamo svendere ai privati, noi siamo per la sanità pubblica accessibile a tutti e di qualità.
Noi proponiamo di rafforzare le Case di Comunità e di costruirle insieme ai distretti sociosanitari, ai comuni e ai medici. Una nuova sanità di prossimità, per far sì che diventino punti d’accesso che consentono di avere presidi sanitari più vicini ai cittadini. Per farlo, ci serviranno le risorse necessarie, quelle che oggi sono destinate ad altro. Come il mantenimento di Alisa.